Il confine tra lo Stato Pontificio e il Regno delle Due Sicilie fu definito,dalla storica inglese Giorgina MASSON, la frontiera che in Europa è durata più lungo(circa 13 secoli).La sua storia risale infatti al VI secolo, quando i longobardi del Ducato di Benevento occuparono la parte del Ducato Bizantino di Roma; l’attuale provincia di Frosinone). Qualche secolo dopo, sotto mi normanni, la stessa diventò “Terra di Lavoro”, all’interno dei confini del Regno di Sicilia. La divisione durò fino al 1861, anno in cui fu proclamato il Regno D’Italia, determinando la sparizione di due Stati(quello Pontificio e il Regno delle Due Sicilie) e l’unificazione politica della penisola Italiana.
Ma se vogliamo approfondire l’argomento è noto che la realizzazione della via Appia fu iniziata nel 312 a.C. dal censore Appio Claudio Cieco per collegare Roma con Capua. Meno noto è che nel corso del Medioevo la sua manutenzione fu alquanto trascurata, tanto che divenne di difficile percorribilità, e, insieme con la funzione, se ne perse anche il nome, tanto è vero che, fra la fine del ’700 e gli inizi dell’ ‘800, veniva indicata come “la regia strada di Roma” o, più semplicemente, “la strada” ovvero “il cammino di Roma”. Ancor meno noto è che un importante intervento di ripristino della stessa fu operato in epoca borbonica, allorché furono ricostruiti anche numerosi ponti che permettevano di superare i corsi d’acqua che la strada incontrava nel suo percorso1. Fu in quest’occasione che venne realizzato il ponte a catenaria sul Garigliano, il primo di questo tipo a essere costruito in Italia. I lavori per la sua realizzazione iniziarono sotto Francesco I (1825-1830); l’inaugurazione avvenne il 10 maggio 1832 alla presenza del re Ferdinando II di Borbone2.
In contemporanea al ripristino di tale strada, la corte borbonica prese l’iniziativa di realizzarne un’altra, che, passando per San Germano (odierna Cassino) e Arce, collegava Napoli con Roma passando nell’interno3. Entrambe tali strade, una volta ultimate, vennero indicate con il termine generico di “Consolare”, forse perché, a imitazione delle strade rotabili di epoca romana, seguivano dei percorsi di fondovalle4. Superfluo aggiungere che, in contemporanea, nello Stato pontificio si provvedeva alla realizzazione dei tratti di strada rotabile che fungevano di complemento a quelli realizzati nel Regno delle Due Sicilie: ciò al fine di creare un duplice collegamento rotabile fra Roma e Napoli.
Entrambe le strade, nel territorio borbonico, furono dotate di colonnette miliari in pietra calcarea. Tali colonnette indicavano la distanza da Napoli, città capitale del Regno. Il miglio napoletano era pari a 1.851 metri5. Già ho avuto modo di pubblicare le colonnette miliari posizionate sulle vie Casilina e Valle del Liri nell’ex distretto di Sora6. Vengo ora a divulgare le colonnette che ho rinvenuto lungo l’odierna via Appia nell’ex distretto di Gaeta, avvertendo che di quest’ultimo facevano parte i circondari di Gaeta, Fondi, Pico, Roccaguglielma (odierna Esperia), Traetto (odierna Minturno), e, a sud del Garigliano, Roccamonfina, Sessa (odierna Sessa Aurunca) e Carinola7. Sia il distretto di Gaeta che quello di Sora erano ricompresi nella provincia di Terra di Lavoro, con capoluogo a Caserta, di cui, com’è noto, hanno fatto parte fino al Ventennio fascista, allorché, nel Lazio meridionale, furono istituite le province di Littoria (poi Latina) e Frosinone. I Comuni della odierna provincia di Latina che erano ricompresi nel Regno delle due Sicilie e nella provincia di Terra di Lavoro sono quelli contraddistinti dal prefisso telefonico 0771. Analogamente, nella odierna provincia di Frosinone, sono quelli connotati dal prefisso teleselettivo 0776.
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Nelle foto vedrete tutti i cippi di confine presenti tra i comuni di Castelliri e M.S.G.Campano, risalenti al 1847. Infatti e’ l’ UNICO tratto di tutta la linea di confine dal Tirrerno all’Adriatico ad essere stato restaurato o ripristinato. Lavori e ricerche eseguiti dalla Pro Loco Castelliri in collaborazione con l’A.R.I.S. ed enti. Periodo da fine anni 90 in poi. Note informative. il 151 e’ immerso nel fiume Liri, il 152 e 163 sono stati riprodotti in quanto introvabili. infine i 158,159.160,167,170 sono stati restaurati e/o riposizionati nel luogo originale.
di Antonio Gentile
Foto di Fabio D’arpino e Giuseppe Albrizio ( ricercatori).
I cippi confinari tra il Regno delle Due Sicilie e lo Stato Pontificio FOTO
