Ha un infarto e viene dichiarato morto: 36enne si risveglia all’improvviso mentre stanno per asportargli il cuore

Ha un infarto e viene dichiarato morto, uomo di 36 anni si risveglia all'improvviso

Un uomo di 36 anni dichiarato morto per un arresto cardiaco si risveglia prima dell’asportazione degli organi. Era tutto pronto: personale medico in postazione e approvazione della famiglia per il prelievo degli organi ricevuta. L’operazione di espianto stava per iniziare, quando l’infermiera ha notato qualcosa di insolito. Il paziente era ancora vivo. Così la donna è riuscita a evitare un errore potenzialmente fatale, che ha comunque scosso le persone coinvolte, portando all’apertura di indagini a livello statale e federale.

La ricostruzione dei fatti

Il protagonista della vicenda avvenuta in Kentucky, USA, è TJ Hoover. Aveva avuto un arresto cardiaco in seguito a un’overdose, pochi istanti dopo viene dichiarato clinicamente deceduto. Per questo si è proceduto a chiedere l’autorizzazione alla famiglia per proseguire con la donazione degli organi. Ricevuto l’esito positivo, Hoover viene portato in sala operatoria per l’espianto, ma l’infermiera Natasha Miller nota qualcosa di insolito: il paziente sembrava muoversi e dimenarsi sul letto. Avvicinandosi, ha visto che stava persino piangendo. Questo dettaglio ha portato immediatamente a fermare l’intervento e a lanciare l’allarme.

L’errore

La storia, risalente all’ottobre 2021, è stata resa pubblica solo recentemente grazie alla denuncia della famiglia di Hoover.

Sua sorella, Donna Rhorer, ha raccontato che i medici avevano informato i familiari dell’assenza di attività cerebrale e avevano deciso di staccarlo dai supporti vitali. Nonostante Donna avesse notato un movimento degli occhi del fratello durante il trasferimento in sala operatoria, i medici l’avevano rassicurata, sostenendo che si trattava di semplici riflessi corporei.

L’indagine e le risposte delle autorità

Solo nel gennaio 2024 la famiglia è stata contattata dal “Kentucky Organ Donor Affiliates” (Koda), che ha informato dell’apertura di un’indagine dopo una lettera di una dipendente.

Sia l’ospedale coinvolto che la Koda hanno rilasciato dichiarazioni per chiarire la propria posizione: l’ospedale ha ribadito il suo impegno nel garantire che i desideri dei pazienti in merito alla donazione di organi vengano sempre rispettati, mentre la Koda ha assicurato di non aver mai prelevato organi da pazienti vivi, precisando che non spetta a loro dichiarare la morte del donatore. Attualmente, sia il procuratore generale dello Stato che un’agenzia federale stanno indagando per determinare se tutte le procedure siano state rispettate correttamente.

(LEGGO)

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